Chiediti sempre il “perché” della tua startup: il post-TVLPx di Nicola
[Il post è scritto da Nicola – Easy Dinner]
Eccoci qui, a parlare di quello che mi è successo neanche un mese fa nella valle del silicio, luogo di grandi idee e continue innovazioni capaci di cambiare il mondo che neanche ce ne accorgiamo.
Ora che siamo tornati alla nostra quotidianità, ci rendiamo ancora meglio conto di quanto sia stato speciale quello che abbiamo potuto vedere in quei dieci giorni americani di metà Novembre.
Molti pensieri mi hanno accompagnato in questi giorni, utlimamente mi sta tormentando un concetto presentatoci dalla faculty di Simon Sinek, autore e motivatore di grande rilevanza nel panorama startup e aziende, che ci incentiva a trasmettere bene il “Why” della nostra realtà imprenditoriale, non il come o il cosa, ma proprio il perché, che nasce guardando indietro ed è in grado di ispirare le persone a fare cose capaci di ispirarle.
Questo concetto davvero importante è alla base di ogni realtà aziendale che voglia replicare il proprio successo nel tempo, proprio come stanno facendo molte aziende in Silicon Valley che tra l’altro abbiamo avuto la possibilità di visitare.
I leader e le organizzazioni che sono animate da un perché o da un ideale profondo, e che sanno comunicarlo, hanno una marcia in più, proprio come ci ha insegnato Kimberly durante la sua interessantissima lezione di leadership, che con la sua enfasi e la sua carica ci ha trasmesso quanto sia importante il “yes, and…” quando ci si relaziona con la gente, in modo da non fermare il flusso comunicativo che si sta generando.
Questo concetto semplice è una grande verità che dobbiamo apprendere e iniziare ad utilizzare tutti anche in Italia per far si che ogni idea possa diventare grande e svilupparsi proprio si fa in Silicon Valley.
Una delle cose che maggiormente mi ha impressionato è stata la mentalità di tutta la faculty, tutte persone davvero competenti in materia con una formazione non solo accademica alle spalle, ma anche con esperienze incredibili in startup di successo, che ci trasferivano il loro know-how con una voglia incredibile.
Questa esperienza in Silicon Valley sicuramente da qualche parte mi ha cambiato, ha aperto la mia mentalità e mi ha fatto pensare che anche una realtà in crescita come quella italiana può struttararsi per diventare grande.
In Italia abbiamo grandi persone e grandi idee ma una cosa fondamentale che dobbiamo “rubare” agli americani è la mentalità, sempre rivolta all’innovazione e al bisogno di condividere le proprie idee, senza paura di dire fesserie o essere giudicati, ma proprio per ricevere consigli.
La cosa bella della Silicon Valley è che nessuno ti dirà mai che quello che stai dicendo è sbagliato, anche se si tratta di una cosa ai limiti dell’irrealizzabile, ma ti incoraggerà ad andare avanti, ricevere feedback e validare il tuo modello, che può cambiare nel corso degli anni, e diventare magari qualcosa di davvero geniale.
Questo pensiero è proprio quello che anche Edward De Bono ha teorizzato, pensare fuori dagli schemi, in modo laterale, per non fermare il flusso innovativo che si sta generando.
Uno degli esempi creativi che tutti noi abbiamo potuto vedere all’opera è stato Steve Jobs, ed avere la possibilità di visitare a Cupertino proprio One Infinite Loop, headquarters di Apple, penso non lasci nessuno indifferente.
Termino con una frase di un grande imprenditore italiano, conosciuto molto bene in America grazie all’Olivetti, probabilmente fino ad oggi ancora uno dei più grandi successi italiani, e ringraziando la regione Emilia Romagna per questa fantastica esperienza.
“Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”
[Adriano Olivetti]
[Nicola – Easy Dinner]