[Giorno 4] What’s in it for me? La formula per il Networking in Silicon Valley

[Il diario di oggi è scritto da Gabriele Gugnelli di Orange Sea]

Oggi è stata la giornata in assoluto più interessante tra quelle vissute dall’inizio del programma.
Dopo tre giorni di “riscaldamento” siamo passati ad un livello successivo.

La mattina è iniziata con una lezione sull’argomento che – dopo una settimana di Silicon Valley – ho capito rappresenta il vero game changer in questo mondo.

Sto parlando dell’arte del Networking, di creare contatti utili al proprio obiettivo.
Dati alla mano, la Bay Area di fatto offre:

  • la più grande concentrazione di investitori nel mondo a portata d’incontro.
  • un’infinita possibilità di parlare con persone che lavorano nelle società più influenti della terra e d’imparare tantissimo.

Abbiamo visto come decodificare il linguaggio della Silicon Valley per arrivare alla persona che ci interessa senza “bruciarsi” ancor prima dell’incontro.

Offline, ed online.
LinkedIn è uno degli strumenti più utilizzati attraverso internet, ad esempio.
Farsi conoscere attraverso delle “intro” dai collegamenti comuni è una cosa piuttosto comune.
Attenzione però.
Non basta semplicemente scrivere: “Hey, ho visto che sei collegato con tizio, me lo presenti?”

Troppo facile.

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Gli americani ragionano sempre con questo paradigma: what’s in it for me? Cosa c’è per me?
Per sfruttare le nostre connessioni dobbiamo subito dimostrare qual’è beneficio, per tutti. O saper proporre qualcosa di valore in cambio.

  1. Ma networking è soprattutto offline, incontrando persone negli eventi dedicati su cui abbiamo ricevuto due chicche:
    concentrati su massimo 3 buone connessioni ad ogni evento, dedicandogli energie e la giusta attenzione
  2. Trova i super connector, persone con un numero di contatti sterminato in grado di farti arrivare dritto dritto a chi cerchi.

Ecco, è importante sapere chi stai cercando e per quale motivo.
Avere una dreamlist è il modo migliore per ottimizzare il tuo tempo quando sei qui in Silicon Valley.
La cosa credo che renda vero il “where the magic happens” è che a San Francisco puoi trovare contatti ovunque: dalla palestra ai coffee shop, dai co-working a mentre condividi un viaggio su Uber (qui è come usare la bici).

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L’altro aspetto fondamentale che vogliono sapere da queste parti è come sai dimostrare di poter portare clienti alla tua startup: la seconda parte della nostra mattinata è stato il marketing visto dagli occhi della Silicon Valley.

Dopo un panino per pranzo il pomeriggio è davvero volato con due interventi.

Kevin Krejci, Business Development di Fujitsu ci ha mostrato come la grande azienda giapponese abbia rivoluzionato il suo modo di creare Innovazione, partendo dal basso e facendo partnership con realtà come TechShop (che abbiamo visitato Lunedì) e aprendo un fondo per startup.

Ronald Weissman di Band of Angels (il più vecchio fondo di Angel investor della Silicon) ci ha tenuti incollati alla sedia un’ora e mezza con un’analisi su come funzionano gli investimenti nella Bay Area.

Un mix di carisma e saggezza. E una presentazione densa di contenuti interessanti.
Qual è la differenza tra un Angel Investor e un Venture Capital?
Come li trovo?
Come si stanno evolvendo gli investimenti?
Qual è la possibilità di venire veramente finanziati?
Su questo basta pensare che di 80 pre-selezionati, solo 1-2 firmano un accordo.
Non è il paese dei balocchi, my friend.

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La giornata si è conclusa all’Embarcadero Center dove abbiamo assistito ad una elevator pitch night: aspiranti startupper presentavano il loro progetto d’impresa in 2 minuti per chiedere un primo round di finanziamenti.

Oltre ad esserci fatti riconoscere per le nostre elevate skills al buffet, abbiamo visto dal vivo come funziona essere davanti ad un board di investitori in una vera e propria gabbia degli squali, che ti provoca e lascia feedback (severi ma giusti) sul tuo business.

Il riscaldamento è finito. È ora di togliersi la tuta ed entrare in campo.

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[Gabriele – Orange Sea]

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