Incubator Program: dobbiamo fare squadra

[L’articolo di oggi è scritto da Laura Aldrovandi di Democenter-Sipe]

Siamo rientrati solo da un paio di giorni, il jet lag non è ancora stato smaltito e neanche l’entusiasmo (per fortuna!), nonostante le mail da leggere ed il lavoro arretrato (come al solito la quotidianità rischia di inghiottire tutto il resto).

Ci è stato chiesto un bilancio di questa esperienza o, meglio, di questa settimana che definirei di intenso studio e di accurata analisi (grazie all’organizzazione impeccabile e ferrea di Aster: impossibile sgarrare). Difficile riassumere tutto in breve e ancora a caldo, di sicuro posso dire questo:

• la Silicon Valley offre una moltitudine di opportunità alle startup (e non solo), abbiamo visto incubatori di ogni genere (specializzati per settore, per livello di maturità delle start up, per mercato di riferimento, etc)

• i capitali e gli investimenti sono effettivamente di uno o più ordini di grandezza più elevati rispetto a quelli ai quali siamo abituati

esiste un ecosistema radicato e consolidato, che mette a disposizione delle startup competenze ed expertise che consentono un rapido e facilitato accesso al mercato

• le startup che transitano nella “Valley” sono molte, moltissime: l’attrattività della Silicon Valley è un fatto ormai noto (per i fattori sopra citati); ragazzi più o meno giovani, ma non solo, arrivano da ogni parte del mondo

• anche le imprese (spesso multinazionali) hanno capito l’“utilità” ed il valore delle startup e, soprattutto, dei team che li compongono; “osservarle da vicino” e “supportarle” (non solo economicamente) fa parte delle attività svolte in un’ottica di open innovation e valorizzazione delle attività di ricerca e sviluppo.

Probabilmente tutti questi punti potrebbero portare a pensare che “dalle nostre parti” tutto questo non sia realizzabile ed implementabile, ma non credo sia così. Ripeterò quanto già espresso dai colleghi nei precedenti post, dobbiamo fare squadra: la Regione Emilia-Romagna ha tutte le potenzialità per costruire un ecosistema altrettanto fertile e potenzialmente attrattivo. Abbiamo specializzazioni peculiari (biomedicale, meccatronica, automotive, etc) e competenze altamente specializzate, imprese di eccellenza, laboratori ed incubatori tutti inseriti nella Rete Alta Tecnologia, pronti a collaborare. Possiamo (e dobbiamo) essere competitivi, si può prendere spunto dal modello americano ed adattarlo alla nostra realtà: non abbiamo bisogno di copiare, ma solo di sfruttare i nostri punti di forza e di costruire il “modello Emilia-Romagna”, così fra qualche anno saremo noi quelli “studiati”.

L’importante è metterci, da oggi (da ieri), al lavoro, uniti.