Pay it forward: il post-Silicon Valley di Filippo Luzzi

SFO. Scendo dall’aereo prendo un Suv gigante e mi dirigo verso l’hotel dove passerò le mie prossime due settimane.
Fin qui tutto nella norma, se non per i 20 litri di benzina che la macchina ha consumato nel tragitto.

Primo impatto disastroso: Alfredo Coppola (USMAC) ci sgrida per soli 10 minuti di ritardo (che qui sono considerati tantissimi).

Benvenuto a San Francisco, una pezzetto di mondo che vive secondo regole proprie:

  • Puntualità, qui rispettare l’orario è tutto! Si fissano appuntamenti di 10/15 minuti per decidere su investimenti milionari, se arrivi in ritardo hai perso la tua occasione.
  • Parla, “Prima esporti la mia idea, devi firmarmi un NDA” quante volte lo avete pensato o sentito dire, a San Francisco se solo ti passa per la testa del genere, ti rispediscono a casa. Qui si parla con tutti, dal VC più importante della valle all’addetto alle casse di McDonald’s.
  • Non essere timido, la timidezza non fa parte di quella parte di mondo, chiedi sempre a tutti e tutto, il massimo che ti può succedere è che ti dicano di no.
  • Pay it forward, non pensare “faccio questo per qualcuno per ricevere quello” pensa solo a farlo “faccio questo per qualcuno” in un modo o in un altro riceverai quello che ti serve.
  • La concorrenza non è nemica, “L’unione fa la forza” è il must di San Francisco, qua aziende concorrenti di calibro internazionale non si scontrano per avere un po’ di torta in più ma si alleano per far diventare la fetta sempre più grande.

Ecco cosa mi ha passato la Silicon Valley: fai tutto quello che puoi per far crescere la tua idea, se fallisci non importa l’importante che tu ci abbia provato!

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