[Giorno 3 #MaketoCare] La condivisione, piuttosto che la concorrenza, favorisce tutti

Dopo due giorni immersi in acceleratori e corporate, iniziamo la mattinata tornando indietro nel tempo.
Siamo in visita al Computer History Museum. Partiamo dalle tecnologie moderne e riavvolgiamo il nastro fino alla nascita dei computer.
A scuola non viene studiata la nascita delle macchine da calcolo, è storia ancora troppo moderna per essere oggetto di studio, ma sarebbe interessante poterla integrare. Per noi che siamo nati durante la rivoluzione del digitale non è semplice immaginare che i computer tempo fa potessero essere solo meccanici, o occupare intere stanze avendo solo la capacità di svolgere semplici operazioni. Stupisce pensare che non molti anni fa servisse una mezza stanza di hard disk per salvare soltanto una foto. Una sola foto.

Oggi riusciamo a fare tutto con uno smartphone. Possiamo fare foto, scrivere a persone lontane, condividere pensieri e se ci va, persino scaricare un’app oppure comprare un biglietto online e volare in Silicon Valley. Solo 30 anni fa tutto questo era ai limiti della fantascienza.
Dopo essere tornati indietro nel tempo – dai transistor, alla valvola, fino arrivare all’abaco – improvvisamente torniamo al presente, questa volta entrando nel padiglione delle auto a guida autonoma che qui in Silicon Valley sono una realtà. Un’altra volta la SV ci mostra come stia ‘guidando’ il cambiamento verso il futuro.

Poi è il momento di discovery Stanford. Seconda università nel ranking mondiale, acceptance rate del 4.8%.
Anche noi studiamo all’università e visitare un campus del genere è incredibile.
Partiamo dal visitor center con Liz, una studentessa di lingue, che ci porta a vedere il campus. Le dimensioni sono impressionanti: l’area ricoperta da Stanford è 96 volte quella di Disneyland, scherzando dice: “Stanford in realtà è anche 35 volte la dimensione di Harvard… but who’s counting ;)”
Lei è super entusiasta di parlarci della sua esperienza e fa sembrare vivere a Stanford ancora più affascinante. Man mano che ci racconta della vita dentro al campus la mascella si avvicina sempre più al pavimento. Poi ci parla di un amico che lavora come ricercatore ad un laboratorio di robotica e ci lascia il contatto, fantastico!

Una cosa che sicuramente pare chiara, è che qui non c’è mai alcun interesse nel mantenere le cose per sé. Sono riusciti a capire che la condivisione, il dialogo piuttosto che la concorrenza, favorisce tutti. Per questo desiderano condividere esperienze con le persone, Stanford oltre che un campus dà l’idea di un luogo dove tutte le persone – studenti, ricercatori e docenti – siano riuniti da un unico credo, che è il credo per l’innovazione, la passione e la determinazione.
Sanno di essere una delle migliori università del mondo (in effetti la seconda, subito dopo il MIT) ma non lo fanno sentire, non c’è mai un clima di tensione.

Ovviamente il nostro augurio è che sia un arrivederci.

[Mattia Strocchi – Orion]